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Perché la lingua di Shakespeare non si legge come è scritta?

13/07/17 18.16

Una delle principali difficoltà di chi impara l’inglese è la discrepanza tra la parola scritta e la sua pronuncia e come quella pronuncia possa variare in base al contesto e all’accento.

Tuttavia, c’è stato un tempo in cui l’inglese scritto non era così diverso dal parlato. Ma cos’è successo? Perché adesso c’è una tale differenza tra la scrittura e la pronuncia?

Insomma, perché l’inglese non si legge più com’è scritto?

The Great Vowel Shift

La causa di questo mutamento è dovuta al Great Vowel Shift, il grande spostamento vocalico, che, come dice il termine stesso, ha causato la più grande alterazione fonetica che la lingua inglese abbia mai subito e che ha portato all’attuale pronuncia dell’inglese. Il mutamento, che ha interessato il Middle English, è avvenuto tra la seconda metà del XIV secolo e il XVIII secolo e ha modificato la pronuncia delle vocali lunghe (vocali in cui il suono della vocale è trattenuto invariato, come nella parola bee, ape) senza influenzare la pronuncia delle vocali brevi (come nel caso della parola bit, pezzo) e portando così all’Early Modern English.

Un testo stampato da William Caxton, uno dei primi tipografi a stampare in lingua inglese

 

Le vocali lunghe aperte:

- /eː/ (men, uomini)
- /ɛː/ (word, parola)
- /ɑː/ (start, cominciare)
- /ɔː/ (saw, vide)
- /oː/ (go, andare)
 

nel Middle English erano pronunciate nella parte anteriore della bocca e in seguito allo slittamento, quindi nell’Early Modern English, il luogo di articolazione del suono si è spostato nella parte posteriore della bocca, producendo quindi un suono più alto. Diversamente, nel caso delle vocali lunghe chiuse:

- /iː/ (see, vedere)
- /uː/ (blue, blu)
 

il cui luogo di articolazione nella bocca è molto vicino, la modifica del suono vocalico ha portato alla formazione di un dittongo.

Possono essere identificate ben otto fasi avvenute nell’arco di duecento anni:

  1. /iː/ e /uː/, mutano rispettivamente nei dittonghi /əɪ/ (play, suonare) e /əʊ/ (though, eppure)
  2. /eː/ e /oː/ si alzano e diventano /iː/ e /uː/
  3. /ɑː/ si sposta più avanti e diventa /æː/ (cat, gatto)
  4. /ɛː/ diventa /eː/ e /ɔː/ diventa /oː/
  5. /æː/ si alza e diventa /ɛː/
  6. La nuova /eː/ creata nella fase 4 si alza e diventa /iː/
  7. La nuova /ɛː/ creata nella fase 5 si alza e diventa /eː/
  8. I dittonghi /əɪ/ e /əʊ/ creati nella fase 1 mutano rispettivamente in /aɪ/ (fly, volare) e /aʊ/ (hour, ora)

 

Vowel shift.gif

 

I linguisti sono riusciti a comprendere come le parole fossero pronunciate prima del Great Vowel Shift osservando l’ortografia e le rime delle opere scritte nel Middle English e comparandole con gli errori di ortografia dell’Early Modern English, che molto spesso ricalcavano la pronuncia delle parole.

 

Qual è stata la causa di questo mutamento?

Non esiste una sola causa certa che ha avviato il Great Vowel Shift, ci sono tuttavia alcune teorie che tentano di spiegare le ragioni del mutamento fonetico:

  1. Migrazioni: dopo la Peste Nera (1350) la gente ha cominciato a spostarsi dal sud all’est dell’Inghilterra, portato ad una commistione di dialetti e culture che è risultata in una modifica della pronuncia.
  2. Cambio della classe dirigente nell’Inghilterra del tempo: i Normanni, di dinastia francese, avevano dominato su Inghilterra e Francia fino al 15° secolo; con la sconfitta nella guerra dei 100 anni, i nuovi sovrani inglesi cambiarono il modo di pronunciare le vocali per differenziarsi dai precedenti sovrani Normanni.

 

Perché l’ortografia non ha seguito le mutazioni?  

La stampa, introdotta in Inghilterra attorno al 1470, ha accelerato il processo di standardizzazione dell’ortografia. Così lo spelling delle parole, nonostante il Great Vowel Shift, non è mutato, restando fedele a quello del Middle English. È questa la ragione per cui la fonetica inglese è così diversa da quella italiana e per questo le parole inglesi non sono pronunciate come sono scritte.

 

Qual è la pronuncia British per eccellenza?

La lingua inglese ha subito altre variazioni e certamente, in quanto lingua viva, ne subirà altre, tuttavia, molte delle differenze negli accenti del Regno Unito sono dovute proprio al Great Vowel Shift e a come le mutazioni sono state recepite e adottate dalle popolazioni locali.

 Dagli anni venti del secolo scorso la pronuncia British per eccellenza è la Received Pronunciation (RP) o Queen’s English, adottato dalla BBC nel 1922. È l’accento originario del sud dell’Inghilterra e adottato nelle Public Boarding-School di tutto il Regno Unito, che non tradisce la provenienza del parlante e, tuttavia, lo identifica come appartenente alla classe medio-alta e con una solida educazione.

Da qualche anno, gli accenti regionali stanno ricevendo la dignità che meritano e il mito che chi parli con il Queen’s English (dalle ultime stime solo il 2 o 3 percento della popolazione) abbia un ceto sociale più elevato ed una cultura maggiore di chi parla con un accento regionale sta pian piano scomparendo.

Tuttavia, la Received Pronunciation permane nelle scuole di teatro inglese e padroneggiare questo accento è un requisito imprescindibile per ogni attore che abbia l’aspirazione di recitare Shakespeare.

 

Francobollo "To be or not to be" dedicato al Hamlet di Shakespeare

 

Ma qual è l’accento di Shakespeare?

Shakespeare scrive i suoi sonetti e le sue opere teatrali tra il 1589 e il 1613, in Early Modern English e in pieno Great Vowel Shift. Questa semplice considerazione proietta l’opera shakespeariana in una luce totalmente diversa. Hamlet che si chiede To be or not to be – that is the question nel Globe del XVII non è lo stesso uomo che se lo domanda oggi, sfoggiando la sua pronuncia regale. Molti versi shakespeariani che rimavano quattrocento anni fa, non seguono più lo stesso ritmo se recitati nel Queen’s English. Nella stessa maniera risulta impossibile cogliere i moltissimi giochi di parole che il Bardo ha creato proprio perché quelle parole adesso si pronunciano in modo diverso.

Da amante della letteratura e del teatro Shakespeariano, questa epifania linguistica mi ha colpita e scossa. È, al contempo, sapere di aver vissuto la propria esperienza artistica rinchiusi in una bolla di mezze verità e di non poter comprendere una bellezza ancora brillante, sebbene ineffabile.

Eppure mi sbagliavo: resta ancora la possibilità di ascoltare Shakespeare come Shakespeare voleva essere ascoltato. Nel Globe Theatre, ricostruito nel 1994 sul River Thames, non molto lontano da dov’era situato lo stesso Globe in cui Shakespeare rappresentava le sue opere, sono state allestite alcune rappresentazioni Shakespeariane in Original Pronuciation (OP), ovvero l’accento con cui Shakespeare e i suoi attori parlavano e che portavano in scena.

Dalla sua apertura, il Globe ha cercato di ricreare il teatro di quattrocento anni fa, usando costumi, musica, strumenti, danze e movimenti originali, ma è stato solo grazie al linguista David Crystal e suo figlio Ben, attore Shakespeariano, che è stato possibile apprezzare il genio del Bardo in pronuncia originale.

In questo video David e Ben Crystal mettono a confronto alcuni estratti delle opere di Shakespeare in Original e Received Pronuciation. È interessante notare che l’inglese di Shakespeare aveva una pronuncia più bassa e un suono più profondo e terreno, per molti versi simile ai dialetti e le pronunce locali dell’inglese moderno. Per le rappresentazionili, gli attori hanno dovuto imparare il testo sia in RP che in OP ed è incredibile apprendere quanto l’OP abbia modificato la percezione del loro personaggio.

Per ulteriori approfondimenti sul Great Vowel Shift e sulle rime e sui giochi di parole nelle opere di Shakespeare che risultano incomprensibili nell’inglese moderno consiglio di dare un'occhiata anche questo video.

Questa (ri)scoperta della pronuncia originale ci permette di entrare in sintonia con quella che era non solo la lingua, ma anche la società e il sentire dell’epoca, di vivere un'esperienza che si avvicina incredibilmente ad ascoltare l'opera di Shakespeare come i suoi contemporanei hanno potuto ascoltarla e di apprezzare l'opera nella sua forma più pura e autentica. 

E solo dopo aver ascoltato la sua vera voce, solo allora, potremo davvero dire di aver davvero conosciuto il tormento del giovane Hamlet che si chiede e ci chiede To be or not to be, se vivere e combattere o morire e dimenticare.

Potrai leggere altri articoli del nostro Blog seguendo questo link e per saperne di più su Speak e il nostro modo di intendere l'apprendimento dell'inglese consiglio di visitare il nostro sito web.

Ylenia Minei

Written by Ylenia Minei

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