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Cosa guardare in tv dopo la fine di Game of Thrones

21/05/19 14.25

La fine dell’ottava, e ultima in assoluto, stagione di ‘Game of Thrones' ha lasciato tutti un po' spiazzati. Problemi di scrittura degli episodi, tanto da giustificare persino una petizione online per proporre a HBO di riscrivere totalmente la stagione, con cambi repentini dei personaggi, puntate frettolose e evoluzioni della trama molto distanti dalle aspettative dei fan più accaniti.

Eppure questo non toglie l’importanza che ‘Game of Thrones’ ha avuto, e avrà ancora, per la storia della Tv internazionale. Un totale di 73 episodi, 8 stagioni, per le ultime 6 puntate una media di 16 milioni di spettatori solo alla prima messa in onda americana su HBO, a cui aggiungere l’audience raccolto in giro per il mondo. Al momento le puntate dell’ultima stagione sono le più viste di sempre nella storia della televisione, ma anche le più costose. La stima è che ciascuna sia arrivata a costare circa 15 milioni di dollari e non è difficile crederlo visti gli effetti speciali, le battaglie e le location a cui siamo stati abituati.

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HBO, il set di Game of Thrones

Ma uno degli aspetti più importanti della serie è la minuzia con cui è stato costruito il mondo fantastico in cui è ambientata, merito di George RR Martin, l’autore dei libri da cui la serie è stata tratta, e degli showrunner, cioè le menti creative e i produttori che con cura maniacale hanno lavorato sui costumi, sulle ambientazioni e, soprattutto, sul linguaggio. Lo Speak Blog ti ha già raccontato il lato linguistico dei libri e dello show, un dettaglio da non sottovalutare perché la differenza di accenti tra i personaggi a seconda della loro provenienza geografica è incredibile e aiuta a caratterizzarli ancora meglio.

Questa differenziazione di linguaggi e accenti ha reso ‘Game of Thrones’ un ottimo strumento di comprensione linguistica; preso com’eri dalle vicende e dalla voglia di conoscere quello che sarebbe successo hai interiorizzato l’accento di Jon Snow e degli Stark con le loro vocali chiuse tipiche del nord britannico o la Received Pronunciaton dei ricchi Lannister. E sei hai seguito la serie TV con costanza avrai sicuramente notato un miglioramento evidente tra la tua capacità di comprensione dalla prima stagione a questa ottava. Ora che, però, ‘Game of Thrones’ ha esaurito il suo filone narrativo a quali serie TV puoi affidarti per ritrovare un po’ dell’attaccamento ed entusiasmo provato per GoT e, perché no, anche la sua particolarità linguistica?

Il futuro nel mondo di ‘Game of Thrones

Mentre ‘Game of Thrones’ come l’abbiamo conosciuto termina definitivamente, George RR Martin annuncia che ci saranno in futuro tre spin-off tratti dalle vicende di Westeros, la terra di ‘A Song of Ice and Fire’, il titolo originale della saga letteraria. Il primo prequel in lavorazione si chiama ‘Bloodmoon, anche se era stato citato un altro titolo, caldeggiato da Martin in persona, ‘The Long Night. La storia precederà di molti secoli quella raccontata da GoT e, a quanto si dice, ritroverai i temibili White Walkers nella Age of Heroes di Westeros. Dal punto di vista linguistico ci sarà la stessa diversità vista in GoT, ma ci toccherà aspettare il 2020 per sapere la data di messa in onda.

Le serie in onda adesso

Outlander

La storia di Outlander è tratta dal ciclo di romanzi omonimo della scrittrice americana Diana Gabaldon ed è una produzione britannica e americana. La vicenda è alquanto singolare: Claire Randall è una infermiera negli anni ’40 che, per uno strano e magico caso del destino, si ritrova catapultata nella Scozia del 1743. Questa la vicenda nella prima stagione, ma poi Claire diventerà una vera e propria viaggiatrice del tempo nelle quattro stagioni prodotte fino ad ora. Accento inglese e scozzese nella prima stagione, una moltiplicazione di accenti in quelle successive, per un programma che cambia repentinamente ambientazioni storiche e riassume le sue vicende in un claim davvero criptico:

"What if your future was your past?"

 

 

Peaky Blinders

Peaky Blinders è il nome di una banda criminale attiva nel primo ventennio del 1900 a Birmingham. In italiano sarebbe ‘paraocchi appuntiti', per la tendenza a portare nei cappelli lame metalliche da usare nelle risse. La serie tv omonima narra le vicende della famiglia Shelby con Cillian Murphy nei panni di Thomas Shelby. L’accento predominante è ovviamente quello di Birmigham, il Brummie dalle vocali molto rotonde, molto difficile da riprodurre. La serie ha ricevuto qualche critica però per il suo Brummie: il risultato è più una via di mezzo fra l’accento di Liverpool e un generale accento del nord della Gran Bretagna. Nonostante questo il prodotto finale rimane davvero interessante, anche dal punto di vista linguistico.


 

Vikings

La produzione è interamente canadese, ma le vicende di Vikings sono ambientate tra la Scandinavia e la Gran Bretagna nel IX secolo. Il mondo linguistico di questa serie televisiva è abbastanza complesso: c’è un po’ di islandese antico, alcuni termini svedesi e danesi, che in generale richiamano l’antica lingua scandinava (old norse) e un più comune inglese perché, in fondo, è un prodotto della Tv anglosassone ed è necessario uniformarsi alla lingua del pubblico a cui la serie è destinata. A volte può risultare spiazzante ascoltare questo inglese con spiccato accento scandinavo (norse accent), ma rimane, linguisticamente parlando, un prodotto molto interessante che richiama, per molti versi, le atmosfere di GoT, ma che ad esse coniuga moltissime nozioni storiche.

 

Black Mirror

Black Mirror è un caso unico nel panorama televisivo mondiale, tanto quanto GoT, ma per motivi completamente differenti: è uno “specchio” impietoso e anche un po’ spaventoso della modernità, con uno sguardo sul futuro e sul rapporto dell’uomo con la tecnologia decisamente poco rassicurante. Inizialmente, per le prime due stagioni da tre episodi ciascuna, la produzione era britannica e andava in onda su Channel 4. Dalla terza stagione in poi i diritti sono stati acquistati da Netflix e il 5 giugno arriverà sulla piattaforma di Streaming la stagione numero 5. Una prevalenza di British accent alternato all’American Accent, soprattutto nelle ultime stagioni, Black Mirror è un viaggio distopico dalle tantissime peculiarità. La puntata ‘Bandersnatch’, in particolare, è a tutti gli effetti un lungometraggio a bivi in cui lo spettatore può contribuire al destino del protagonista. Ottimo esercizio linguistico, ma anche mentale.

 

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